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VI. Sterilita »li quello argomento. lui ho tra suoi maestri Fabiiio Iclterator greco, di cui dice che ancor leggevansi molti epigrammi greci, e specialmente alcuni versi di Virgilio in lingua greca da lui recati -, e inoltre Filemone gramatico latino, di cui pure non abbiamo altra più distinta notizia. VI. Io ben vedo che questa sterile e ignuda serie di nomi, ch’io son venuto tessendo, avrà recata non poca noia a’ miei lettori. Ma se un terreno è così sterile che non produca fiori nè frutta di sorta alcuna, non se ne dee incolpare il laborioso ma infelice coltivatore. Per non accrescere maggiormente il tedio a chi legge, io lascerò di parlare di altri antichi gramatici, de’ quali benchè sia incerta l’età, si può nondimeno credere probabilmente che vivessero circa questo medesimo tempo, e delle opere de’ quali ci sono rimasti più o meno ampj frammenti inseriti nelle Raccolte che abbiamo dei loro scritti. Il Fabricio potrà soddisfare al desiderio di chi voglia pur risaperne i nomi, e quelle pochissime notizie che ce ne son pervenute (Bibl. lat. l. 4. c. 6, 7). Io mi dipartirò ancora dal mio usato^costume di trattare a questo luogo distintamcnte%degh eruditi stranieri che concorsero a Roma. Il numero de’ Romani amanti delle lettere è stato a quest’epoca così scarso, che a rintracciare qual fosse lo stato della letteratura ci è convenuto necessariamente accennare in ciascheduno de’ precedenti Capi i più illustri tra gli stranieri cli’ crano in Roma di questi tempi, nè perciò ci rimane che aggiugnere intorno ad essi