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’Verone eia rimasta illesa; e in questo ancora è probabile che molti libri perissero. III. Di Vespasiano non ci narrano gli antichi storici che pensasse ad aprire nuove biblioteche. Nondimeno troviam nominata in Gellio la biblioteca del tempio della Pace (l. 16, c. 8; l. 5, C. 21), e di essa fa menzione Galeno ancora (l. 1 de Composit. Medicam. secund. Cent). Or questo tempio fu opera di Vespasiano, che con esso volle eternate la memoria del trionfo che riportato avea de’ Giudei e della distruzione di Gerusalemme (Svet in Vesp. c. 9). Egli vi raccolse quanto di più raro potè trovare in ogni parte del mondo, singolarmente molti ornamenti del tempio trasportati da Gerusalemme a Roma (Jos. de Bello Jud. l. 7); il libro sol della Legge e le cortine di porpora del Santuario volle che serbate fossero nel suo palazzo. Egli è dunque probabile che in questa occasione egli a questo tempio aggiugnesse ancora una biblioteca. Anzi, se mi è lecito il proporre una mia conghiettura, parmi assai verisimile che molti codici ebraici vi fossero allor collocati. Troppo avidi erano i Romani di raccoglierne da ogni parte; ed avendo essi trovati nella presa di Gerusalemme non pochi libri in caratteri e in lingua ad essi comunemente ignota, egli è facile a pensare che seco dovettero portarli a Roma, dove in niun altro luogo dovean esser meglio riposti, che in quello ove serbavansi le altre spoglie e gli altri monumenti di tal conquista. IV. Nondimeno la gloria di aver riparato il danno che i due suddetti incendj recato aveano 111. Una nuova ne apre Ve* sputtano. IV. Altre rinnovate da Doumi uno.