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segnazione da martire; ma avea paura; avea paura di quelle passioni che credeva irresistibili, avea paura perchè cominciava ad amarla in un altro modo, adesso che quel cuore gli era contrastato. Ei passò una giornata penosa. La sera trovò Erminia in tale stato di sofferenza che malgrado gli sforzi della poveretta rivelavasi ai meno osservatori; la febbre che da quasi una settimana l’assaliva tutte le sere era divenuta violenta; ella però era alzata, e cercava di occuparsi ricamando presso il lume; le mani le tremavano, e gli occhi, nonostante il paralume, doveano bruciarle.

— Tu soffri orribilmente! le disse il marito. Tu stai molto male. Bisogna chiamare Rendona, e subito.

— Perchè?... Non mi sento così male, ti assicuro. Sarà un po’ di agitazione passaggiera.

Giorgio avanzò la mano per prendere quella di lei, ma non osò.

— Erminia, le disse con tal voce che ella non avea udito da molto tempo; non hai il diritto di ucciderti così; pensa a tuo figlio... fallo per lui...