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DANTE ALIGHIERI

               E troverai de’ buon, la cui lumiera
               65Non dà nullo splendore,
               Ma stan sommersi, e lor virtù è nel fango.
               Grida: ‘ Surgete su, chè per voi clango.
               Prendete l’armi, ed esaltate quella;
               Chè stentando viv’ella;
               70E la divoran Capaneo e Crasso,
               Aglauro, Simon mago, il falso Greco,
               E Macometto cieco,
               Che tien Giugurta e Faraone al passo.’
               Poi ti rivolgi a’ cittadin suoi giusti,
               75Pregando sì ch’ella sempre s’augusti.


CINO DA PISTOIA

Sonetti

58 i c. 1270-†1336
S
TA nel piacer della mia donna Amore

Come nel Sol lo raggio, e ’n ciel la stella,
               Che nel muover degli occhi il porge al core,
               4Sì ch’ogni spirto si smarrisce in quella;
          Soffrir non posson gli occhi lo splendore,
               Nè il cor può stare in loco, sì li abbella;
               Chè sbatte forte, tal sente il dolzore:
               8Quine si prova chi di lei favella.
          Ridendo par che allegri tutto il loco,
               Per via passando, angelico diporto,
               11Nobil negli atti, ed umil nei sembianti;
          Tutt’amorosa di sollazzo e gioco,
               E saggia nel parlar, vita e conforto,
               14Gioja e diletto a chi le sta davanti.

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