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I.

Alle signore Orsi.

     Quell’orse, che nel ciel paion sí belle,
cinte di raggi d’oro e fiammeggianti,
a voi sono, o mie dee, sí somiglianti
che l’orse voi e voi siete orse e stelle.
    Due in terra siete voi, due in ciel son elle
e prole e madri entrambe; ai naviganti
scorta son elle, e voi scorta agli amanti
nel mar d’amor fra i nembi e le procelle.
     Che piú? Giove de l’una arso e ferito,
per dar vita a quell’una, al polo intorno
le pose ambo nel ciel puro e sublime;
     io de l’una son arso e incenerito
e, per dar vita a lei, spero anco un giorno
di porre entrambe in ciel con le mie rime.