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canto nono 167


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     Fu il primo cavalier, ch’in sella stette
contra il campion mantenitor, costui:
e ben maravigliar fe’ piú di sette,
che non credean giá mai questo di lui.
Il cavalier de l’isola ristette
pensoso un poco, e favellò co’ sui:
indi a le mosse ritornando, fôro
lance piú sode appresentate loro.
48
     Ma come l’altre si fiaccaro e fero
salire i tronchi a salutar le stelle:
piegossi l’uno e l’altro cavaliero,
e fûr per traboccar giú de le selle.
Perdé le staffe il romanesco altiero,
e vide l’armi sue gittar fiammelle;
ma rinfrancossi al suon ch’intorno udiva
del nome suo da l’una e l’altra riva.
49
     Come si gonfia a l’Euro in un momento
il mar Tirreno, e sbalza e fortuneggia,
cosí il cor di costui si gonfia al vento
del populare applauso, e ne folleggia:
va tronfio e pettoruto, e bada intento
ai saluti, a gli sguardi, e paoneggia;
e fatta c’ha di sé pomposa mostra,
nuova lancia richiede e nuova giostra.
50
     Fremean Perinto e Periteo di sdegno
che durasse costui tanto in arcione;
quando diede la tromba il terzo segno
da la parte che guarda il padiglione,
poser le lance i cavalieri a segno,
e venner furiosi al paragone:
ma ne l’elmo colpito il romanesco,
finalmente caddé su l’erba al fresco.