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22 IL TORRISMONDO

Ma de’ pensieri esca facendo al foco,
Tutto quel tempo agli altri il tenne occulto,
Ch’errò per varie parti; e del suo core
Secretarj sol fummo Amore, ed io.
Ma, poichè richiamato al nobil regno
Egli s’assise nell’antico seggio,
L’animo alle sue nozze anco rivolto,
Mille strade tentando, usò mill’arti,
Mille mezzi adoprò, mille preghiere
Or come Re porgendo, or come amante,
Liberal di promesse, e largo d’oro,
Sol per indur d’Alvida il vecchio padre,
Che la sua figlia al suo pregar conceda.
Ma indurato il trovò di core e d’alma:
Perchè d’ingegno, di costumi, e d’opre
Altero il Re canuto, anzi superbo,
Di natura implacabile, e tenace
D’ogni proposto, e di vendetta ingordo,
La pace ricusò con gente avversa,
Da cui talvolta depredato, ed arso
Vide il suo regno, e violati i tempj,
Dispogliati gli altari, e tratti i figli
Dalle cune piangendo, e da’ sepolcri
Le ceneri degli avi, e sparse al vento;
Da cui non ch’altri un suo figliuol medesmo
Senza lagrime no, nè senza lutto,
Ma pur senza vendetta anciso giacque
Orribilmente; e l’uccisor Germondo
Egli stimò nella sanguigna mischia,
Non l’esercito solo, o solo il volgo.
E veramente ei fu, ch’in aspra guerra
N’ebbe le spoglie, e pur non volle il vanto.
Poichè sprezzare, ed aborrir si vide,