Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/155


— 155 —


Ma si pentì subito della inopportuna confessione, tanto il volto di Adriana si mostrò scontento nel rispondere con allegria forzata:

— Ecco la solita manìa delle bambine. Vogliono aumentarsi gli anni, non pensando che sentiranno anche troppo presto il desiderio di calarseli.

Un lampo arguto brillò nei tondi occhietti dell’onorevole; ma, rimanendo impassibile, egli disse con aria conciliativa:

— È verissimo! La mamma ha ragione. Del resto sembrate due sorelline, due vere e bellissime sorelline e, vedendo che Adriana era alquanto nervosa, si rivolse a lei direttamente:

— Sarà opportuno pensare domani stesso a provvedere del necessario questa cara signorina — e si avviarono per uscire.

Penelope stava alle vedette entro la sua guardiola e, mentre Giovanni si toglieva il berretto e si poneva rigido, in atteggiamento militare al passaggio dell’onorevole, Penelope avanzò il volto rubicondo e tossì a più riprese, ostentatamente, per richiamare l’attenzione della signora contessa, la quale, nel passarle vicino, mormorò a fior di labbra:

— Non seccarmi! Credo che domani ti darò trecento lire!

L’onorevole propose di cercare una vettura per farsi accompagnare a piazza Navona: ma il cavaliere Gualterio, che già si trovava in attesa nell’atrio, si oppose pacatamente, strisciando sulle parole, lasciando lunghi intervalli fra ciascuna di esse e adoperando sempre la forma interrogativa, per esprimere il proprio pensiero, in genere molto assoluto.