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mia vittoria.... e quale vittoria! ho preso due tordi a un ginepro: se la contessa non cede, e cederà certo, mi sarò almeno vendicato.... Ma quale astuzia!... servirmi di costei in questa impresa,... l’una ha giovato all’altra senza saperlo, ed io ho ordita, diretta, compiuta a meraviglia questa trama; in verità, la mia testa vale ben quella d’un politico!... Il conte non vi presterà fede, io l’ho superato: ma quale calore emana da questa ragazza! quale attrazione! io non so più trattenermi dall’abbracciarla. Ah! per Iddio! le mie fibre si risentono tutte dall’impazienza.

— Luigi libero.... Vergine mia! e potrò io far tanto bene che valga almeno a farvi conoscere la mia riconoscenza?... Ingrata! io ho potuto dubitare di quest’uomo, ma è impossibile.... e si potrebbe ingannarmi così? si potrebbe essere così cattivi? ancora pochi minuti, e tutto è compiuto.

— Eccoci giunti, disse il marchese, e la carrozza si arrestò d’innanzi ad una piccola porta che aprì egli stesso con impazienza. — Paolina discese, e volle vedere qual via fosse quella in cui si trovavano, ma la notte era oscurissima, nevicava, e già il marchese l’aveva tolta per mano e traendola sotto l’atrio, le aveva detto: «ella ci ha veduti, salire ora con me, fate piano, reggetevi al mio braccio, discendere subito dall’altra parte.» — In quel silenzio si poteva sentire a battere il cuore di Paolina; salirono molti gradini, e dopo aver percorso un lungo tratto di ripiano, il marchese abbandonò la sua mano, si allontanò alcuni passi.... Paolina rimase immobile, l’udì arrestarsi, chiudere un uscio, toglierne la chiave, poi dare in uno scoppio di risa. — Dove siete