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cavaliere : salire al monte schierati alle prime porte di Campidoglio. Già v' erano logge a marritta di chi sale. Gli assediati escon fuori in su quelle tetta ; e con tegoli e sassi ne cacciano i Vitelliani, clie altro non aveano .che spade, nè tempo a mandar per mangani o saettume. Lanciano il fuoco nella prima parte della loggia e gli van dietro. E già aveva arso la porta: non potettero entrare perchè Sabino la turò, in vece di muro, con le statue, splendori delli antichi, di qualunque luogo sbarbate. Allora assaliscono per due altre sprovvedute vie : lungo il boschetto dell'Asilo, e pe'cento scaglioni, onde si sale a Tarpeo. Era improvviso l'uno e l'altro assalto ; quello per lo boschetto più da vicino, più fiero e senza riparo ; montandosi per li congiunti edificj, alzati per la lunga pace al piano di Campidoglio. Qui si dubita se il fuoco fu messo da quei di fuori, o pur, come si crede più, da que'di dentro, per discostarsi i nimici già alle costole. Parte di quel fuoco s'appiccò alle logge dinanzi al tempio ; la fiamma s' av^ ventò all' aquile di legname antico che reggevano il frontespizio, e furono esca all'arsione, così seguita a porte chiuse, del Campidoglio non difeso , non saccheggiato.

LXXII. Fatto di tutti i fatti, da che Roma è Roma, dolentissimo e bruttissimo; non di nimico barbaro, ma quando ci erano (se meritato l'avessimo) propizj gl' Iddii, che quel seggio di Giove ottimo massimo, piantato dai nostri maggiori con buoni augurj , pegno sicuro del nostro Imperio, cui nè Porsena, quando la città si rese, nè i Galli, quando la presero, avrebber potuto contaminare, dal furor dei principi sprofondasse! Ajse anche prima Campido-r {dio