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gione ia Urbino, e fatta vedere la sua testa ( per torre ogni speranza ) a' soldati Vitelliani che lo facevano andato in Germania a mandar qua eserciti nuovi e vecchi. E vistol morto, si diedero al disperato. All' esercito Flaviano non può dirsi quanto, finito Valente, paresse finita la guerra. Nacque Valente in Anagni, di famiglia cavalleresca: fu di costumi malvagi , d' ingegno non malo : faceva il faceto ; fu strione a' giuochi Giovenàli, al tempo di Nerone quasi necessitato : poi fece per gusto il giullare con più garbo che onestà. Legato d'una legione favorì Verginio e l' infamò; avendo corrotto Fonteio Capitone a far tradimento o per non aver potuto corromperlo , Y ammazzò. Tradì Galba : fu fedele a Vitellio : e la fellonia degli altri lui illustrò.

LXIII. I soldati di Vitellio, perdute le speranze da ogni banda , volendo passare allr altra parte ( anche ciò non fu senza infamia ), scesero nel piano di Narni a bandiere spiegate. L' esercito Flaviano si mise, come per combattere, in ordini stretti in su la strada ; e ricevè in mezzo i Vitelliani , a' quali Antonio Primo parlò umanamente . e gli allogò parte a Narni e parte a Terni: e con essi alcune delle legioni vincitrici , per esser loro a ridosso se non stesser quieti. Primo e Varo allora non mancarono di mandar più volte a offerire a Vitellio salvezza, danan e le delizie di Terra di Lavoro, se egli, posate l'armi, rimetteva sè e i figliuoli in Vespasiano. Il medesimo scrisse Muciano ; del che Vitellio talora fidandosi , parlava del numero de' servi e del luogo da eleggersi. Tanto era stordito, che se gli altri non si ricordavano che egli era principe r ei se l'avrebbe dimenticato.