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turbo , alla morte ; gridavanlo parente di Vitellio , traclitor d' Otone , ladro del donativo ; nè gli valeva man giunte , gittarsi in terra, stracciarsi veste , picchiar petto, singhiozzare, quasi che la tanta paura accusasse la conscienza. Se Aponiano cominciava a parlare, i soldati col gridare e picchiare, non lasciavano dir lui ne altri: ad Antonio solo davano orecchi, perchè era facondo , e aveva nel quetar popolo autorità e arte; con la quale, vedendo il tumulto crescere e venirsi dalle villanie all' arme, fece legare Flaviano in catene. I soldati conobber l' arte: cacciaron via le guardie dal tribunale per finirlo. Antonio si mise la spada al petto, e gridava voler morire per le mani de'soldati suoi o sue, e per nome chiamava ogn' amico o graduato eh' ei vedeva , perchè l' aiutasse, Voltossi alle insegne, agli Jddii della guerra ; pregandoli a metter più tosto nelli eserciti de' nimici quel furore , quella discordia- tanto che la cosa allenò: e già finito il giorno si ritrasse ognuno al suo padiglione. Flaviano la notte andò via, riscontrò lettere da Vespasiano, e fu fuor di pericolo.

XI. Le legioni , quasi di quel morbo infette , si levano contro Aponio Saturnino, Legato dell'esercito di Mesia (più atroci che prima, perchè di mezzodì, non da sera stracche dal lavorare), per essersi pubblicata una lettera creduta di Saturnino a Vitellio. Già si faceva a chi più esser buono e modesto ; allora 9 ehi più insolente e rabbioso ; per non chieder con minor rabbia al supplizio Aponio , che si avessero Flaviano , dicendo i Mesj , avere aiutato vendicare i Pannoni ,• e questi , quasi l' altrui sedizione la loro prosciogliesse, godevano di j ifarla. Vannone