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II. Antonio Primo , fulmine di questa, guerra, rispose : » Essere la prestezza a loro utile , a Vitellio, dannosissima; aver loro la vittoria tolto, e non dato vigore ; come stati fuor di campo per tutte le terre d' Italia in grandi agi : terribili a' soli alloggi: quanto , prima feroci, ora ingolfati ne' piaceri ; nel cerchio , ne' teatri , nelle gentilezze di Rbma, fatti morbidi o infermi: ma con un poco di tempo, con l' uso della guerra, tornerebbero come prima. Avere Ja Germania, onde viene lor forza, non lontana; Brettagna a un dito di mare ; le Gallie e le Spagne allato : da tutte uomini, cavalli e danari, e l'Italia e le ricchezze di Roma: e se Volessero muover guerra, hanno due armate, e il mare di Illiria netto. Che gioveria chiuder i monti? che la guerra rimetter a que* st'altra state? In tanto danari e viveri onde uscirieno / Facesson capitale più tosto , che le legioni di Pannonia tradite, non vinte, si struggono di vendicarsi ; che gli eserciti di Mesia eran giunti interi e salvi. Se Vitellio ha più legioni; e noi più soldati valorosi, niente corrotti, più accesi, per quella vergogna , a virtù. Cavalli non vinti anche allora che si perdè ; anzi due cornette di Pannonia e Mesia ruppero il nimico; ora sedici insieme, col calpestìo, col frastuolo , con la polvere, scorrfonderanno , rintroneranno quanti cavalli e cavalieri , divezzi della guerra vi avrà. Io medesimo , se non sarò impedito, eseguirò questo mio consiglio. Voi , che non vi sete ancor dichiarati, ritenete le legioni : a me bastano le coorti "spedite. Non avrò pnma un piè in Italia , che voi udirete Vitellio rotto : goderavvi l'animo di seguitarmi e calpestare queste pedate vittoriose. »

III. Tali cose mandò fuore con occhi di fuoco e vote