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lasciatevi in poi, li rimenò in Piacenza meno fastidiosi e più ubbidienti. Fortificò le mura, fece bertesche, alzò torrioni, vi provvide l’ armi, e misevi la riverenza e voglia d’ ubbidire; di che quella parte, per altro valorosa, mancava.

XX. Cecina , come avesse dietro all’Alpi lasciata la licenza e la crudeltà, passò per l’ Italia modestamente. Superbo parve alle ter re e città col dare alle persone togate udienza in saio di più colori e braconi alla barbara. E Salonina sua moglie, benchè a niuno nocesse, offendeva, cavalcando sopra nobil palafreno coverto di porpora, vedendo noi per natura la nuova fortuna altrui con mal occhio, e niuni estimando doversi moderare più di quei che già ci vedemmo eguali. Cecina passò il Po : e con trattato e promesse tentò gli Otoniani nella fede, e fu tentato altresì: andaro attorno paroloni di pace; finalmente si diede tutto allo aver Piacenza con ogni sforzo e terrore; sapendo che i primi successi darieno al resto reputazione.

XXI. Passò il primo giorno con più furia che sapere , l’ esercito di vecchi soldati ; andaron sotto le mura scoperti, sprovveduti e pieni di cibo e di vino. In quel conflitto .arse il bellissimo anfiteatro fuori delle mura per le fiaccole e palle e fuochi lavorati, tratti innanzi o in dietro. Credettero i terrazzani sospettosi, alcune vicine terre avervi portato esche, per invidia di quell’opera, la più capace d’Italia. Il male onde si venisse, duranti le atroci paure, parve leggieri ; passate quelle , il maggiore che’ potessero avere., Cecina con molto sangue de’suoi fu rigittato. La notte. s’ attese a provvedere; i Vitelliani, tavolati, graticci, copertoi e difese per le mura rompere e zappare: