Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/293

286 DEGLI ANNALI

aiuto dalli Ircani e Carmani parenti suoi; in tanto potersi pentire i Parti, che amano il padrone che e’ non veggono, e schifano il presente.

XXXVII. Ma Vitellio, essendo fuggito Artabano, e volti i popoli a nuovo re, conforta Tifidate a colorire suo disegno, e lo conduce col nerbo del suo esercito alla riva dell’Eufrate. Ivi, per far buon passaggio, sacrificando Vitellio alla romana, porci, pecore e tori, e Tiridate un cavallo, riferiscono i paesani, l’Eufrate essere senza pioggia ingrossato a dismisura; fare bianchi giri di schiuma che pareano diademe, segno di passo felice: e certi più sottili dicevano, l’impresa nel principio agevole, ma non durevole; perchè degli agurj di terra e di cielo puote uomo fidarsi, ma il fiume, che corrente è, mostra e rapisce. Fatto, ponte di navi, passò l’esercito: e prima venne in campo con molte migliaia di cavalli Ornospade, che già fuoruscito aiutò gloriosamente Tiberio a finire la guerra di Dalmazia, onde fu fatto cittadino romano; tornò poi in grazia del re, ed ebbe il governo della Mesopotamia, così detta per essere in mezzo dell’Eufrate e Tigri, incliti fiumi. Appresso venne altra gente con Sinnace: e Abdagese, capo di quella parte, col tesoro e apparecchio del re. Vitellio, bastandogli aver mostrato l’armi romane, fece a Tiridate e a’ grandi le parole: „Ricordassonsi egli d’esser nipote di Fraate e allievo di Cesare, e di quanto all’uno e all’altro devea; eglino di mantenere ubbidienza al re, riverenza a noi, e ciascun l’onor suo e la fede„ e tornossi con le legioni in Soria.

XXXVIII. Ho detto insieme le cose in due anni fatte fuori, per dare all’animo riposo dai mali della