Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/247

240 DEGLI ANNALI

me, Tiberio senza sospetti invecchiava. A più calmar l’ombroso suo animo, seco lui congratulasi, che con sua saggezza atterrato abbia l’ambizione, sodato il trono, sicurato l’erede, perpetuata la pace dell’impero. Cesare spregiar sapea l’adulazione: pur lieto accolse la loda di saggio, e fatto per regnare, e il più ne cesse a Seiano: confessandosi difeso e sostenuto, ristorato da sua vigilanza, ossequi, consigli: dicendolo, braccio destro, dell’impero, baston di sua vecchiaia. Onori v’accoppia, onde per dignità sovrasti uom sì importante.

XVI. Qui in moto tutti ad onorar Seiano; con ambasciate, congratulazioni, voti, suo zelo ostenta il senato, gli equestri, il popolo, la plebe stessa, nelle novità scapestrata. Nel foro, in tempj e caso, ergonglisi statue; fuman qua e là altari: si celebra il suo natale: giurasi per la fortuna di Tiberio e di Seiano: pregansi gli Dei per il principe, e per l’amico del principe; pari in onore, differenti al nome a pena.

XVII. Per giunta di fortuna vennero dalla sua Asinio Gallo, e Lentulo Getulico. Quegli, non so se per padre e moglie, o per prole, più cospicuo, si diè a far la corte a Seiano, a comprometterglìsi degli uffizj de’ Padri, tanto più ardente, che per le prefate cagioni era a uggia a Tiberio; questi, Legato delle legioni dell’alta Germania, ad ambir la parentela di Seiano, ed ottenerla di saputa del principe,1 a far pompa dell’esercito che dava a’ ge-

  1. Intende delle nazioni e regni domati e conquistati dagli eserciti romani; onde i loro generali e imperatori prendevano il titolo di Germanico, Affricano, Dacico, Partico,