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LIBRO TERZO 163

stagioni, i costumi; nè tutte le cose antiche sono le migliori: anche l’età nostra ha prodotto arti e glorie, che saranno imitate. Prendiamo pure con gli antichi le gare oneste.„

LVI. Essendosi Tiberio, per questa pasciona tolta alle surgenti spie, acquistato grido di moderato 1, scrisse a’ Padri, chiedendo per Druso la podestà tribunesca2. Augusto si trovò questo vocabolo di sovranità, per non darsi di re, nè di dettatore, e pur mostrarsi con qualche nome il maggiore. Fecesi compagno in tal podestà M. Agrippa, e, morto lui, Tiberio Nerone, per lasciar chi succedere: e parvegli così levare ad altri le male speranze, confidatosi ancora nella modestia di Nerone e nella propria grandezza. Con questo esempio Tiberio investi Druso del sommo grado, che, vivente Germanico, a niuno de’ due lo dichiarò. La lettera, invocato prima gl’Iddii che prosperassero alla repubblica i suoi disegni, diceva le buone qualità del giovane, moderate, nè oltre al vero: „Essere ammogliato con tre figliuoli; dell’età che era egli quando assunto vi fu da Augusto. Chiedeva alle fatiche questo compagno, non soro, ma otto anni esercitato a quietare sedizioni, finir guerre, trionfare e governare due consolati.„

LVII. I Padri s’erano acconce le parole in bocca;

  1. Scelse il tempo di sì gran cosa chiedere ai Padri quando gli aveva addolciti col non fare questa legge suntuaria; perchè ogni legge è un podere del principe, e pasciona delle spie.
  2. Davasi allo eletto imperadore. L’eleggere innanzi il successore, e dargli il governo, è prudentissimo consiglio. L’uno s’assicura e sgrava; l’altro impara, governa con rispetto, succede senza alteramento.