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162 DEGLI ANNALI

sono, Padri coscritti, i pesi del principe: questi lasciati, metterebbono la repubblica in fondo; dell’altre cose ciascuno ha nell’animo la medicina. Riformi noi la modestia, i poveri la nicistà; i ricchi la satollanza. Se a qualche magistrato dà il cuore con bastevole arte o severità ripararci, lo lodo, e confesso che mi torrà gran fatica. Ma se e’ vogliono far belli sè dello sgridar i vizj e muover odj per addossarli a me, crediate, Padri coscritti, che anch’io non godo di far nimicizie. E se io ne piglio per la repubblica nelle cose maggiori, e spesso a torto, digrazia delle minori, e senza effetto, nè prò vostro nè mio, non mi vogliate gravare:„

LV. Letta la lettera di Cesare, questa cura fu rimessa a gli edili; e le superbe mense, durate cento anni, dal fine della Guerra d’Azio a quell’armi che dierno l’imperio a Sergio Galba, a poco a poco mancarono. Della qual mutazione mi piace cercar le cagioni. Già le famiglie nobili, ricche e chiare disordinavano in magnificenza; potendosi anche trattenere all’ora la plebe, i collegati, i regni, ed essere trattenute: e qual era la più appariscente di ricchezza, palagio, arredo, più avea rinomo e seguito. Poiché si diede nel sangue, e che la nominanza era rovina, s’attese a cose più sagge; e gli uomini nuovi di varie terre, colonie e province, fatti ch’è ch’è, senatori, ci portaron la parsimonia da casa loro; e per grosso civanzo che facessero per industria o fortuna, la si mantennero. Ma più di tutti ristrinse Vespasiano col suo vivere e vestire antico. Onde il piacere al principe, e l'imitarlo più valse, che pena o paura di leggi. „E forse ogni cosa fa sua girata, e tornano, come le