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108 DEGLI ANNALI

que’buon compagni di Mitridate contro a Silla, d’Antonio contro al divino Augusto. Rinfacciò loro l'antiche percosse de’ Macedoni, le violenze ai loro, volendo male per altro a quella città, che non gli avea fatto grazia d’un Teufilo, condannato dall’Areopago per falsario. Quindi navigando a fretta per le Ciclade e per tragetti di mare, raggiunse in Rodi Germanico, avvisato di tanto perseguito; ma sì bonario, che, battendo Pisone per burrasca in iscogli, ove poteva alla fortuna attribuirsi sua morte, gli mandò galee, e salvollo. Non perciò mitigato Pisone, stato con Germanico appena un dì, gli passò innanzi, e giunto alle legioni in Soria, con donare, praticare, tirar su infimi fantaccini, cassar vecchi capitani e severi tribuni, e mettervi suoi, cagnotti o cerne, e lasciargli nel campo senz’esercitamento, nelle città senza freno, fuori scorrere e rubare: scapestrò sì ogni cosa, che il volgo il dicea: Padre delle legioni: e Plancina, fuori del dicevole a femmina, interveniva al rassegnare, all’addestrare cavalli e fanti; d’Agrippina e di Germanico diceva ree parole; e alcuni soldati, e de’ buoni, le si offerivano a’ più rei fatti; bisbigliandosi che l’imperadore così volesse.

LVI. Germanico sapeva tutto; ma volle attender prima agli Armeni. Di questi non fu mai da fidarsi per lor natura, e per lo sito in corpo a nostre province, che s’estende sino a’ Medi, e tramezzando due grandissimi imperi, or combattono co’ Romani per odio, or co’ Parti per invidia. Erano allora senza re, rimòsso Vonone; ma volti a Zenone, figliuolo di Polemone re di Ponto; il quale sin da fanciullo usando caccia, vestire, vita, costumi, e ciò che li