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106 DEGLI ANNALI

Cinizj, nazione di conto Allora Furio Camillo, viceconsolo in Affrica, andò’a trovar il nimico con la legione e tutti gli aiuti: gente poca a tanti Numidi1 e Mori; ma dove sopra tutto si procurava non isfuggir la guerra per paura, per sicurezza di vincere furon vinti. Presentossi la legione in mezzo; fanti leggieri, e due alie di cavalli nei corni. Tacfarinata non rifiutò; fu sbaragliato: e Furio per molti anni riacquistò il vanto della milizia, che da quel Camillo, che salvò Róma e suo figliuolo in qua, era stato in altre famiglie. Fattostà, che tal uomo non era tenuto da guerra: tanto più celebrò Tiberio sue geste in senato. I Padrì gli ordinarono le trionfali; e non gli nocquero2, per la tanto sua vita rimessa.

LIII. Il seguente anno furon consoli Tiberio la terza volta, e Germanico la seconda, che prese l'ònore in Nicopoli città d'Acaia, dove era per Illiria venuto da visitare il fratello in Dalmazia, con mala navigazione ne’mari Adriatico e Iònio. Onde vi badò pochi giorni a risarcir l’armata, e in tanto vedere quel famoso Ario per la vittòria e rizzati trofei di Augusto, e lo campo d’Antonio, ricordazioni a lui (perchè Augusto gli fu zio, e Antonio avolo com’è detto), e grandi spettacoli d’allegrezze e dolore. Entrò in Atene con un solo littore, rispettando l’antica città collegata. Que’ Greci lo accolsero con onori squi-

  1. Però vi fu mandata d’Ungheria la legione nona. Così erano due legioni in Affrica, come dice l’autore, quando fa la rassegna di tutte le forze romane nel 4, lib. I, e non una, come dice qui. Forse vi fu mandata poi, per lo corso pericolo.
  2. Seppe usar l’arte, o modestia d’Agrippa, detta nella postilla di questo libro, § XXVI.