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LIBRO SECONDO 103

Nipote, Appio Appiano, Cornelio Sulla, e Q. Vitellio, impoveriti per mal vivere1.

  1. Interesse pubblico è che niuno disperda le sue facoltà; ma le conservi a’ suoi, per mantenere le famiglie nobili e gli uomini buoni: e questi fanno la repubblica felice. Avvegnachè colui che di ricco e nubile cade in necessità, che legge non teme, non si voglia dichinare a fare ignobili esercizj per campare, ma diasi a rubare, giocare, tradire, spiare, falso testimoniare, Ruffian, baratto, e simili lordure: e questi fanno la repubblica infelice. Quindi sono le tante leggi suntuarie che ogni dì si fanno; e niuna se n’osserva. E dannosi curatori a’ prodighi non meno che a’ furiosi. Il che faceva in Roma il magistrato con queste bellissime parole; QUANDO TVA BONA PATERNA AVITAQVE NEQVITIA TVA DISPERDIS, LIBEROSQVE TVOS AD EGESTATEM PERDVCIS, OB EAM REM TIBI EA RE COMMERCIOQVE INTERDICO. Così fu messo (diciamo noi) ne’pupilli il figliuolo di Fabio Massimo; non potendo Roma sopportare che la roba che doveva mantenere il grande splendore de’Fabj, si biscazzasse. E tentò il figliuolo di Sofocle di metterlovi, straccurando le facoltadi, per attendere alle tragedie; ma leggendo egli a’ giudici l’Edipo Coloneo, che egli componeva allora, mostrò loro quanto era in cervello. Santa fu ancora l'ordinanza di Solone, tratta, dice Erodoto, dalli Egizj; e parmi intendere che s’osservi nella China, di dare ogn’anno ciascheduno la portata della sua entrata e spesa. Per la quale furon citati Cleante, Menedemo e Asclepiade, a dar conto come fosse, che nulla possedendo e tutto ’l di a filosofia attendendo, stessero così gai e prò. Ma udito l'Areopago da un mugnaio e da un ortolano, che ogni notte a, voltar la ruota e attigner acqua si guadagnavano due dramme d’ariento per uno, ne donò loro dugento. In Corinto a chi teneva più spesa che non avea entrata, era comandato che la scemasse; e chi niuna entrata avea, e tenea vita larga, era giustiziato senz’altro processo, convenendo che vivesse di sceleritadi. Ma Tiberio solamente tolse la degnità senatoria a questi quattro scapigliati; per chiamare i fonditori delle loro facoltà con