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nendosi nell’ombra sotto gli alberi. Giolona rideva assai, quasi ininterrottamente, mentre Giulia, per prendere parte alla conversazione, si protendeva perchè i due alla sua destra troppo spesso si dimenticavano di lei.

Presto non ci fu più bisogno di grande forza d’osservazione. A pochi passi dal caffè all’Acquedotto s’erano fermati. L’uomo lasciò la mano di Giulia, che discretamente si trasse in disparte e prese nelle sue ambe le mani di Angiolina. Cercava di ottenere qualche cosa da lei, e ad ogni tratto portava la sua ispida barba accanto alla faccia di Angiolina; da lungi parevano baci. Poscia i tre si riunirono ed entrarono nel caffè.

S’erano seduti nella prima stanza accanto alla porta d’ingresso, ma in modo che il Balli non vedeva che la testa dell’uomo. Quella però in piena luce. Una faccia nera nera incorniciata dalla barba abbondante che gli arrivava fin sotto agli occhi, ma la testa calva e lucente e gialla. — L’ombrellaio di via Barriera! — rise il Balli. Un ombrellaio rivale di Emilio Brentani. Ma tanto meglio perchè quel mestiere avrebbe guarito Emilio. Il Balli pensò che gli avrebbe saputo rendere l’avventura tanto ridicola che Emilio ne avrebbe riso e non sofferto. Il Balli non dubitava affatto del proprio spirito.

L’ombrellaio guardava solo da una parte e, con la sua coscienza di spia onesta, il Balli volle accertarsi che da quella parte si trovasse Angiolina; perciò entrò. Era proprio dessa che sedeva addossata alla pa-