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quali viveva. E fu suo grande conforto trovarsi preparato a respingere, come poi dovette, la ridicola concezione di meritare plauso ed ammirazione, e ad accettare il destino che gli era imposto, come umano e non spregevole.
Ma prima, e neppure durante quei brevi istanti di luce vivida, egli mai pensò di potersi ergere fino a respingere il successo che gli si offriva. Invano la voce di Epicuro, resa fioca dalla lontananza nel tempo, predicava: — Vivi celato! — Egli anelava alla notorietà come tutti coloro che credono di poterla raggiungere, ed era ammalato per la lunga, vana attesa.