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la gioia di Mario doveva essere anche la sua. Intera, quantunque, quando Mario parlò della loro futura ricchezza, egli non ne vide l’importanza. Più caldo di così il suo letto non sarebbe stato, e sarebbero aumentate le tentazioni dei cibi più ricchi che minacciavano la sua salute.

Per lui già la prima serata fu molto meno gradevole delle solite. Ecco che rifattosi vivo, il romanzo provocava la critica inquietante di Mario. Ad ogni tratto il lettore s’interrompeva per domandare: — Non sarebbe meglio dire altrimenti? — E proponeva nuove parole, esigendo che il povero Giulio l’aiutasse a decidere. Niente di violento ma abbastanza per togliere alla lettura il suo carattere di ninna nanna. Per rispondere alle domande di Mario, Giulio due o tre volte spalancò gli occhioni spaventati quasi volesse dimostrare di ascoltar le parole che gli erano rivolte. poi ebbe una trovata che per quella sera protesse il suo sonno: — A me sembra, — mormorò — che non si debba mutare nulla a una cosa che come sta raggiunse il successo. Se la muti, forse il Westermann non lo vorrà più.