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più di un cacciatore comunissimo che conosca le abitudini della propria preda. Forse esagerò l’astuzia. Prima di mettersi a correre in cerca della persona tanto importante, che forse stava allontanandosi da Trieste, egli esigette da Mario una dichiarazione scritta con la quale gli veniva assicurata una provvigione del cinque per cento. Mario trovò la proposta equa, ma visto che bisognava attendere che il lento cameriere procurasse la penna e la carta, propose che il Gaia, per non perdere tempo, se ne andasse subito, mentre lui avrebbe stesa la dichiarazione e gliel’avrebbe consegnata il giorno dopo. Ma il Gaia non volle. Per andare sicuri, gli affari non si potevano trattare che in un modo solo. E con tutta cura fu redatta la dichiarazione con cui Mario impegnava sè e gli eredi a versare al Gaia la provvigione su qualunque importo che ora od in avvenire gli fosse pagato dall’editore Westermann. Alla dichiarazione, Mario, di propria iniziativa, aggiunse un’espressione di gratitudine che non era altro che una falsità, perchè gli era stata suggerita dal suo desiderio di celare due suoi rancori, di cui il primo, fortissimo, per la leg-