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zo dovrebbe pagarle. Come ho indovinato io dove mirava la Borsa.

Si vantò del suo colpo d’occhio dovuto alla sua lunga intimità con la Borsa. S’interruppe per domandarmi:

— Chi credi istruisca meglio: l’Università o la Borsa?

La sua mandibola calò ancora un poco e il buco dell’ironia s’ingrandì.

— Evidentemente la Borsa! — dissi io con convinzione. Ciò mi valse da lui una stretta di mano affettuosa quando mi lasciò.

Dunque Guido giocava in Borsa! Se fossi stato più attento avrei potuto indovinarlo prima, perchè quando io gli aveva presentato un conto esatto degli importi non insignificanti che avevamo guadagnati con gli ultimi nostri affari, egli lo aveva guardato sorridendo, ma con qualche disprezzo. Trovava che avevamo dovuto lavorare troppo per guadagnare quel denaro. E si noti che con qualche decina di quegli affari si avrebbe potuto coprire la perdita in cui eravamo incorsi l’anno precedente! Che cosa dovevo far ora, io che pochi giorni prima avevo scritte le sue lodi?

Poco dopo Guido venne in ufficio ed io fedelmente gli riferii le parole del Nilini. Stette a sentire con tanta ansietà che neppure si accorse che io avevo così appreso ch’egli giocava, e corse via.

Alla sera ne parlai con Augusta, che ritenne si dovesse lasciare in pace Ada e invece avvisare la signora Malfenti dei pericoli cui s’esponeva Guido. Mi domandò di fare anch’io del mio meglio per impedirgli spropositi.