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minare sulla ghiaia fra le due rotaie e le traversine erano troppo distanziate per poter saltare dall’una all’altra, io mi spazientivo e trascinavo via il bambino. Ma egli continuava a guardarle. Erano la base del grande treno che su di esse scivolava in modo tanto misterioso. Ed era importante scoprire dove cominciavano perché ogni principio è tanto importante ed era tanto doloroso che non si potesse vedere quell’altra parte importante, la fine del binario. Io risi e proposi ch’egli vedesse in quell’estremo binario invece che il principio dello stesso la sua fine. Fu una rivoluzione cui il fanciullo dovette sottoporsi e lo lasciò esitante. Poi vide, vide! Sí questa era la fine del binario.

Arrampicati su di un muro assistemmo un giorno ad una scenetta. In un cortiletto c’era un cavallo libero imbizzarrito inseguito da un ragazzone che tentava di condurlo alla stalla. il cavallo s’impennava e dava all’aria dei calci. Umbertino dal suo posto sicuro si divertiva un mondo e urlava dal piacere. La sua gioia rumorosa mi piace molto ma pur mi pare un segno dell’isterismo che imperversò sui suoi antenati. La sua gioia questa volta non poteva ferire nessuno perché il povero diavolo ch’era laggiú alle prese col cavallo non poteva né vederci né sentirci. Ebbe una risoluzione. Disparve da una porta del cortile e ne riuscí con un mucchio di fieno in mano. Il cavallo annusò e quando l’uomo si ritirò verso quella stessa porta, lo seguí docile allungato dalla fame e scomparve dietro l’uomo. Umbertino urlava: «Non seguirlo! Sei uno stupido! Ti prenderà». Ed ogni volta che poi passammo per quel posto egli guardò quel cortile: «Il cortile del cavallo stupido». Ma non rivedemmo mai piú né il cavallo né l’uomo. E Umbertino pensava: “Forse se la cosa si ripeté, il cavallo non si lasciò piú prendere e arrivò a dare qualche calcio e a quest’ora va libero, lontano lontano su qualche pascolo”.

Chissà perché mi dà tanta gioia assistere alle fanciullaggini di Umbertino: Adesso che sto raccogliendomi su questa carta, causa Umbertino che vedo camminarmi accanto col suo piccolo passo malsicuro, analizzo come la gioia irragionevole sempre, venga irragionevolmente distribuita fra gli umani.