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sforzo dei balzi enormi. Talvolta neppure la nerbata piú dolorosa basta ad arrestare la gioia della libertà in compagnia del mio padrone. Quando sono solo la gioia è uguale ma balzo meno. I miei balzi sono fatti pel padrone acciocché ne gioisca con me e capisca che non bisogna rinchiudermi.

Com’è bella la via affollata! Questo sasso ebbe la visita di Tití e nel suo odore la vedo e l’abbraccio. Guardo il padrone per vedere se ha capito. Deve ignorare quell’odore perché non mi picchia. Poi dimentico Tití perché so che in compagnia del padrone non c’è gusto. Una preda lasciò una striscia traverso la strada. Il padrone mi guarda e poi mi richiama perché non ha lo schioppo. Quanti cani varcarono la via quest’oggi! Tre! Alla base di quel tronco c’è un saluto di uno di loro. Dove sei ora, amico sconosciuto?

Ma il mio padrone cammina nel mezzo della via senza deviare di un passo per spiare gli olezzi. Egli ha i sensi piú potenti di quelli di Argo e non ha bisogno di accostarli per goderne.


V


Non lontano dalla nostra casa c’è un grande e profondo burrone ed io amo riposare là accanto. Un giorno vidi che un uomo, dall’altra parte ch’è la piú erta, venne giú, giú, sempre piú presto. Non camminava sulle gambe. S’arrestò ad uno sterpo. Non gridò perché altrimenti avrei gridato con lui; ma restò là esitante. Poi strappò lo sterpo che aveva tenuto afferrato e disparve in fondo. Sentii chiaramente lo stormire di sterpi e foglie al suo passaggio. Volli seguirlo per vedere che cosa facesse in quel luogo che a me sembra mio. Fui richiamato e non ci pensai piú.

Ma il giorno appresso sentii che l’uomo laggiú putiva come una folla di animali uccisi. Certo giaceva nel proprio sangue. Tentai di seguire l’odore che chiamava ma non ci fu verso. Il padrone che, certo, annusava come me, non volle. Dopo qualche altro giorno l’olezzo gridava e mi raggiungeva persino alla catena divenuta perciò ancora piú incresciosa del