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Il dottore disse allora: «Se siete tanto buono come dite sedete su questa seggiola e permettetemi di strapparvi i due occhi malvagi».

Vincenzo al sentire la proposta non stette ad ascoltare altro e si mise a correre. Fece le scale a quattro a quattro seguito dal riso ironico del dottore.

Poco dopo morí il padre di Vincenzo e quello lí proprio di morte naturale. Al suo funerale Vincenzo era sereno; egli non c’entrava per nulla in quella morte.

Seguí una settimana di una certa attività per Vincenzo. Volle disfarsi subito del commercio in vini. Cosí si ritrovò di nuovo privo di occupazione. A casa attendeva al bambino una donna di piena fiducia.

E cosí passarono degli anni.

Una sera d’estate Vincenzo in attesa del pranzo sbadigliava sulla terrazza della propria villa. E la propria noia egli ammirava. “Altri si troverebbe bene di non far nulla! Io invece ne soffro!” Anche del suo malocchio aveva trovato il modo di compiacersi e di vantarsi: “Molte grandi forze sono in natura che possono essere benefiche, e lasciate a se producono delle calamità”. Forse avrebbe usato piú spesso del suo malocchio se questo fosse stato realmente a sua disposizione e se non avesse avuto paura di essere scoperto.

Qualcuno o qualche cosa s’era arrampicato sulla sua seggiola. Era il suo bambino che oramai aveva sei anni. Si volse con malvolere e il bambino fuggí. La paura del piccolo Gerardo lo fece sorridere. Era grassoccio, bianco e biondo come la sua defunta madre. Vestito di una maglia azzurra e di brevi calzoncini che gli lasciavano le ginocchia nude, già troppo grande per quel costume dava l’idea di una grande robustezza. Vincenzo nella piccola cittadina passava per essere un buon padre. Il bambino aveva avute tutte le comodità che a quell’età si possono avere, giocattoli in quantità ed anche l’affetto di cui abbisognava perché la donna cui era stato affidato quella sí era veramente buona e dolce e gli teneva luogo di madre. Anche il bambino credeva di avere un padre molto buono, anzi — cosí gli era stato insegnato — il papà era