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quel suono. E le minaccie! Essa doveva averle sentite mentre lui per un’ora intera aveva rifiutato di darvi ascolto. Ma ora che non risonavano piú avrebbe voluto riudirle per ascoltarlo e intenderlo ancora meglio. Le sue ultime parole già irrorate da lacrime furono: «Io non sapevo».

Poi s’abbandonò riverso tutto in pianto. Fu un pianto violento che gli tolse il respiro come avviene ad un bambino castigato ingiustamente o anche per una giustizia evidente anche a lui. Parve che il pianto avesse impedita la sua parola. Le lacrime furono interrotte dal singhiozzo violentissimo che s’associò presto a un suono strano che a Teresa dapprima parve ancora piú infantile del singhiozzo. Era il rantolo.

Poco dopo la morte di Roberto Teresa ritornò a quel letto. Ecco ch’egli, irrigidito, appariva forte e sereno come un soldato che rispondesse all’appello. E lei, per cui la morte non finiva nulla pensò cercando una consolazione a tanto strazio: “Ecco che prendi la tua rivincita. Come sei bravo!”.

V


La sua morte fu proprio quello ch’egli non aveva voluto: Lo spavento.

L’associazione tanto intima di due persone d’indole tanto differente per quanto mitigata dal desiderio e dal rispetto deve finire coll’impartirle la fisonomia di uno dei due associati. Quella di Teresa e di Roberto portava le linee della faccia di Roberto. Teresa, indisturbata, aveva continuate le sue pratiche religiose, ma le era sembrato che il loro stesso contratto dovesse imporre anche a lei la stessa riserva di cui egli si vantava come di una manifestazione di affetto e la sua religione s’era privata del suo maggiore eroismo: Il proselitismo. Chiusa nel suo petto quella religione s’era immiserita, isterilita. Forse, dall’altro canto, anche quella di Roberto aveva perduto ogni nobiltà mancandole la chiara intelligente manifestazione.

E per lungo tempo Teresa esitante considerò l’orrore di