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vanni, quella pianta uomo che cresce dappertutto con un bell’istinto di servitore utile. Anzi, il signor Aghios si coricò pensando solo a Giovanni e a tutti i Giovanni ch’egli in sua vita aveva conosciuti. Avevano rinunziato a tutte le altre fortune che ci potevano essere a questo mondo e s’associavano indissolubilmente partecipandovi nel modo piú modesto. Per essi non esistevano speranze in evoluzioni pazzesche che li avrebbero resi padroni e non esempi di fortune fatte per iniziative coraggiose indipendenti. Essi restavano attaccati al padrone come la pianta arrampicante all’albero. Nella sua mente fosca, prossima a chiudersi nel sonno, il signor Aghios pensò che Darwin non aveva inteso tutto. Non un animale aveva prodotto l’umanità, ma da ogni singolo animale era discesa una data specie di uomo. Tutti i Giovanni di questo mondo erano risultati per lenta evoluzione da quegli uccelli che sulle rive del Nilo nettavano i denti ai coccodrilli. Forse i coccodrilli soffrivano di carie e il pasto di quegli uccelli era, in proporzione di quello del coccodrillo, piú abbondante di quello che i padroni lasciavano ai Giovanni.

Stava per prendere sonno quando un pensiero addirittura imperioso di benevolenza gli fece riaprire gli occhi. Guardò il suo compagno di viaggio. Alla fioca luce che c’era nella vettura lo vide giacere sull’altro banco, parallelo al suo, i biondi capelli lucenti giacere come lui, abbandonato sul cuscino. Con la differenza però che si teneva gli occhi coperti con una mano. Forse sotto a quella mano piangeva. Ed il signor Aghios pensò: “Guarda questi due uomini. Io ho in tasca il doppio (e forse il triplo) di quello che occorre per salvare da tanta angoscia quest’uomo. Non posso però darglieli, perché altrimenti, almeno per altri tre mesi, dovrei continuare a pagare degl’interessi esosi. Insomma io non voglio pagare degl’interessi e voglio invece ch’egli soffra sposando Berta e faccia soffrire questa e specialmente quella povera Anna, che sta per cadere in mano di quella bestia di Luigi, ch’è appoggiato da quel mostro in natura ch’è Giovanni, l’ideale dei servitori”.

«Senta, Bacis!» chiamò e l’altro lasciò cadere la mano dagli