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bero per fermo ingolfarsi in opere in cui il timore di perdita non sia da grandi speranze compensato. Perlocchè coloro che prima sarebbero corsi animosamente a procurare il pubblico bene nella vista di giovare al particolare interesse, disanimati da quei spauracchi tanto più grandi quanto più partono da stimabili persone, si ristaranno atterriti. Nè saranno adescati dall’idea che il largo guadagno fornito dalla linea eccellente di Bologna ad Ancona, renderà in massa un’adeguato profitto anche per le non buone e pessime; perchè se avran letta l’opera del Sig.r Petitti, avranno ravvisato alla pag.a 328 in fine il come egli estima il vero prodotto di quella linea Bolognese molto inferiore al troppo largamente presunto dai promotori dell’undici per cento; abbenchè creda alla futura massima prosperità di codesta strada, quando però soltanto gl’ideati probabili suoi protendimenti nella superiore Italia saranno attuati: e come intanto e finché ciò siegua la strada medesima sia da lui reputata d’ordine secondario e capace soltanto a dare prodotti sufficienti a porgere frutto adeguato del capitale per essa speso; sebbene poco di poi (alla pag.a 332. in principio) egli pone in forse questo adeguato sufficiente compenso. Per le quali cose chi, connettendo queste idee del chiarissimo autore, si disanimasse dal concorrere alla grandiosa opera di attuare tutte in una le linee in discorso, non sarebbe a beffarsi; essendochè il niegato prodotto dell’ undici per cento sulla linea Bolognese non potrebbe, anche ammesso, sopperire a conguagliare la perdita dall’autore stesso proclamata nella cattiva linea da Ancona a Roma, e nella pessima da Roma a Civitavecchia, quand’anche non perdente si consideri quella da Ceprano a Roma. Dal che verrebbe che, per ovviare al preteso timore che una sola (la buona) delle linee venga attuata, unendola alle altre proclamate cattive, neppur quella otterrebbe attendenti. E così il rimedio sarebbe peggiore del male.