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134 EMILIO SALGARI

— Non manca nessuno, — rispose Giorgio, che era giunto ultimo, avendo dovuto ritirare il lazo.

— Ebbene, io non posso assicurarvi di non incontrare sulla nostra via, andando più innanzi, qualche rettile; quindi state in guardia.

— Piuttosto di tornare nella miniera, darò battaglia a tutti i sonagli del Far-West, — disse Harry. — Ne ho avuto abbastanza del tuo Mar Morto!...

— Allora lasciate in pace i riflesed impugnate piuttosto i bowie-knife. Sono più vantaggiosi nei a corpo a corpo.... — rispose John. — Su, camerati, andiamo a vedere se il sole si decide a spuntare. —

La lampada cominciava a crepitare, segno evidente che ormai l’olio era terminato; perciò i quattro uomini e Minnehaha, temendo di trovarsi all’oscuro da un istante all’altro e col pericolo di mettere i piedi su qualche crotalo senza poterlo scorgere, si slanciarono attraverso il passaggio il quale conservava un’ampiezza sufficiente, quantunque salisse ripidamente e le sue pareti avessero, di tratto in tratto, delle sporgenze considerevoli.

L’indian-agent, pure affrettando il passo, guardava dentro le spaccature che si incrociavano lungo il pendìo in tutte le direzioni, sempre per paura di veder rizzarsi qualche serpente a sonaglio e di dover subire un attacco fulmineo, possedendo quei rettili un’agilità straordinaria, ciò che li rende doppiamente pericolosi. Dopo dieci minuti, e quando già la fiamma non dava più che qualche guizzo luminoso, i fuggiaschi si trovarono improvvisamente all’aperto.

— Fermi!... — gridò John. — Abbiamo un abisso davanti a noi! —

L’alba non era ancora spuntata, però cominciavano a diffondersi pel cielo i primi riflessi dell’aurora, i quali permettevano di discernere i profili, ancora neri, della sierra Escalada.

— Ehi, John, — chiese Harry, il quale si era ben guardato di fare un altro passo innanzi. — Dove siamo noi dunque?

— Su una specie di cornicione che si prolunga verso la nostra destra e che ci permetterà di raggiungere la montagna sovrastante alla miniera.

— Non avremo dunque bisogno di romperci le gambe in fondo all’abisso.

— Niente affatto, quantunque la via che dovremo percorrere non sia una delle più comode, nè delle più sicure.

— Ed i serpenti? — chiese Giorgio. — Dove si saranno rifugiati?

— Stavo appunto cercandoli, — rispose l’indian-agent. — Ah!... I furfanti!... Venivano dall’abisso ed ora stanno ridiscendendo la parete lasciandosi scivolare entro un minuscolo cañon.

Guardateli, camerati!... Se ci davano un assalto, poveri noi! —

I due scorridori della prateria ed anche Nuvola Rossa si curvarono sull’abisso, il quale pareva fosse molto profondo e percorso da qualche grosso torrente a giudicarlo dai muggiti che salivano, e po-