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Sulla reciproca influenza della libertà politica e dell’industria mecanica dei popoli. Estratto dalla Prolusione recitata nell’Università di Bologna dal professore Filopanti, già membro della Costituente Romana.


Ben undici anni trascorsero dacchè la mia voce soleva risonare in queste aule, debole, ma, oso dire, non isgradita guida ad una gioventù generosa negli studj teorici della mecanica e dell’idraulica. La tempesta politica la quale suscitò per breve tempo le libere istituzioni, poi le soppresse per dieci interi anni in tutta Italia, eccetto il Piemonte, mi costrinse a cercare un asilo fra le libere ed ospitali nazioni di America e d’Inghilterra. Ivi io non omisi di studiare la mirabile e feconda industria, con cui quelle genti applicano alle commodità dell’umano consorzio quelle stesse forze mecaniche ed idrauliche le quali erano qui state oggetto delle mie speculazioni.

Ristaurata la libertà e la nazionalità in questa parte d’Italia, il governo del Re mi faceva l’onore di decretare che io fossi restituito all’antico mio grado in questa italica Atene, conferendomi la nuova catedra di mecanica applicata all’industria, che fu istituita al principio di quest’anno dal governo dell’Emilia.

Non erano ignoti al regio governo i miei politici antecedenti, i quali io punto non abjuro. Ma quell’illustre filosofo e patriota che è ministro della publica istruzione ha fatto un nobile atto di politica conciliazione ed imparzialità, mostrando egual fiducia in me ed in un dotto matematico e sacerdote che mi succedette nella catedra di mecanica e idraulica teorica. Senza allontanarsi dalle regole prescritte alle sue alte funzioni, nè far violenza ai rispettivi principj individuali, egualmente da coscienza dettati, benchè opposti, il signor Ministro ha conservato a questa Università un