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lano di 3",5 e per Greenwich di 4”,0; il che mostrerebbe che le osservazioni fatte nel primo osservatorio fossero alcun poco più precise che quelle fatte nel secondo. Io sono ben lontano dall’attribuire una tale superiorità nè a maggior perfezione degli strumenti, nè a maggior abilità dell’osservatore, e credo piuttosto che provenga dalla circostanza che a Milano tanto i passaggi della luna che quelli delle stelle di confronto sono stati determinati da un solo e medesimo individuo, mentre a Greenwich tutte queste determinazioni vengono divise fra molti che si cambiano secondo le ore.

Notai per ultimo le differenze fra gli errori delle tavole, colle riduzioni sopra indicate, quali risultano dalle osservazioni contemporanee, e preso il medio del valore astratto ebbi il numero 5",7; onde si conclude che le tavole stesse, ancorché non siano per anco perfezionate, sono affette da errori minori dell’error probabile d’una singola osservazione.

Assicuratomi così, 1.° che le osservazioni di Greenwich e di Milano presentano una sufficiente esattezza, 2.° che gli elementi sui quali sono costruite le tavole lunari da noi adoperate sono già molto vicine al vero, ho potuto procedere con qualche fiducia all’ulteriore correzione di esse.

Supponendo che il coefficiente della prima ineguaglianza (che nell’orbita perturbata della luna tien luogo dell’eccentricità delle orbite ellittiche) quale è stato adottato nelle tavole, sia=e e supponendo ch’esso debba crescere d’una quantità che chiamo , supponendo inoltre che l’anomalia media sia c e debba crescere d’una quantità , l’aumento della longitudine vera della luna proveniente da queste due variazioni, che si considerano come molto piccole e delle quali si trascurano le potenze superiori alla prima, sarà eguale a .

Ogni osservazione somministra dunque un’equazione di primo grado, di cui il primo membro c la quantità sopra indicata ed il secondo membro la correzione delle tavole