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212 PARTE SECONDA

loro nascita, si lasci trascinare dalla corrente, cada in un certo quale torpore e si persuada da senno che la sua resistenza non avrebbe buon esito? Chi meraviglierà, perimenti, che il picciol numero di quelli il cui animo non può piegarsi a mostrarsi soddisfatto di un tale stato di cose, non sappia trovare altro migliore compenso che quello di abbandonare le città e il mondo per andare a sospirare liberamente ne’ campi?

Il governo austriaco ha trionfato della vigoria lombarda; l’ha intorpidita, se non l’ha distrutta. Ma egli stesso sconta ora il fio della sua lunga ipocrisia, dell’intollerabile soggezione impostaci. Col continuo trattarci da fanciulli, si è privato egli pure d’ogni virilità; col continuo fingere e dissimulare, ha contratto il vezzo che contraggono per lo più i menzogneri, ha perduto cioè la coscienza della sua esistenza, o la sua identità. Egli ha conservato l’apparenza della vita che ha logorata contro di noi, ma la vita se n’è da lui sfuggita come dal cadavere sottoposto all’azione galvanica. È come uno di quei leoni di cui sono ora popolati i musei di storia naturale, il cui aspetto è ancora terribile, ma che solo valgono a spaventare i fanciulli. Egli è stato forte ed oppressore dal 1815 fino al 1830; ha scoperto congiure ordite con molto accorgimento, ed ha repressi tutti i tentativi di sollevazione in cui l’Italia aveva posto sue speranze; e ciò mercè la vigilanza della sua Polizia e il numero grande de’ suoi soldati. Non pose all’opera il carnefice, nè venne a battaglie armatamano. Le sue truppe mossero coll’arme al braccio, e i congiurati lombardi non diedero mai principio all’esecuzione dei loro disegni. La cosa sarebbe diversa presentemente. L’Au-