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«Ah Maestà, se voleste convertirvi! se...

«Basta! a questo penseremo poi. Intanto io vi assegno a residenza le mine di Sebastopoli, e là potrete pontificare a mie spese finchè le navi dell’Inghilterra e le mie truppe abbiano aperto la foce del Tevere e le porte della città eterna. Dio sia con voi!

«E che il cielo benedica le armi di vostra Maestà!

Da quel giorno Sebastopoli diventò la terza Roma o la seconda Avignone, e di colà partivano ogni domenica molti carichi di scomuniche ad uso degli Occidentali.

Intanto lo czar e l’Inghilterra non perdevano tempo. Col pretesto del papa essi erano d’accordo di invadere l’Italia, prender di colà l’abbrivio per rovesciare in Francia il nuovo ordine di cose, e rivolgersi poi naturalmente a dominar l’Alemagna, che, serva abitudinaria della Russia e presa tra due fuochi, non avrebbe pensato a resistere. Lo czar diventava allora l’imperatore universale, il papa di Roma restava un suo vassallo e l’Inghilterra la sua berroviera.

Gli interni tumulti francesi, e le gelosie de’ due regni italiani diedero loro agio a menare a buon fine la prima parte del programma. Il papato romano fu restaurato, la Francia invasa si tolse spontaneamente la dinastia orleanista, e l’Occidente sembrava pronto a cader genuflesso dinanzi all’idolo del Settentrione. Ma la pigra Germania fu questa volta quella che mandò a male i conti.

Già da lungo tempo le passioni socialiste e il fermento sansimoniano bollivano sotto i sonniferi cipressi della patria d’Arminio. Eccitate dalla viltà dei governanti che non si opponevano per nulla al predominio russo, e stuzzicate dalla stolida castroneria dei signori crociati, quelle passioni si scatenarono, ed eserciti di proletari tedeschi briachi di birra, di vino e di fanatismo scesero dalle Alpi e dal Reno.

Venti anni durò questo nuovo diluvio; durante i quali, nulla di quello che era al mondo rimase vivo ed intatto. La rivoluzione che un secolo prima era avvenuta in Francia non era stata che un piccolo e scolorito proemio di questa. Dicesi che un poeta tedesco, un certo Heine, l’avesse profetizzata, e che per questo ei morisse esiliato dalla sua patria.

Verso il 1920 due potenze troviamo colossali in Europa, la Germania e la Russia; la repubblicana e la dispotica, l’una a fronte dell’altra. La Francia, la Spagna e l’Italia vanno seguitando mal volentieri le pedate di quella; l’ultima sopratutto, a cui il papato,