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da lui s’allontanò. Caminato ch’ebbe assai, il misero asino già lasso e stanco giunse a’ piè d’un dilettevol monte, che vie più del domestico che del salvatico teneva. E veggendolo sì verdeggiante e bello, fra se stesso deliberò quello ascendere, ed ivi abitare e la vita sua finire. Dimorando adunque l’asino in questo pensiero, guatava intorno se da alcuno fusse veduto; nè vedendo alcuno che noiar lo potesse, animosamente salì il monte; e con molto diletto e piacere si pose a pascolare, ringraziando tuttavia Iddio che liberato l’aveva dalle mani dell’iniquo e crudel tiranno, e che sì ottimo cibo per sostentamento della sua misera vita trovato aveva. Abitando il buon asino sopra il monte e pascendosi di morbide e minute erbe, tenendo tuttavia il basto sopra ’l dorso, ecco un fiero leone uscire d’una cieca caverna; e veduto l’asino e quello attentamente mirato, molto si maravigliò ch’egli avesse avuto tanta arroganza e tanto ardire di ascendere il monte senza sua licenza e saputa. E perciò che il leone per l’adietro non aveva mai veduti di tal spezie animali, temette forte di più innanzi andare. L’asino, veduto il leone, si sentì arricciare tutti i peli; e per la sùbita paura cessò di mangiare, nè ardiva pur di moversi. Il leone, preso pur ardire, fecesi inanti e disse all’asino Che fai tu qua, o buon compagno? Chi ti ha data licenza di salir qua su? E chi sei tu? A cui l’asino insuperbito con ardito animo rispose: E chi se’ tu che m’addimandi chi sono io? Il leone, maravigliandosi di tal risposta, disse: Io son il re di tutti gli animali. Disse l’asino: E come ti chiami per nome? Rispose egli: Leone è il nome mio: ma il tuo come si appella? All’ora l’asino, fatto più animoso, disse: Ed io mi chiamo Brancaleone. Questo udendo, il leone disse: Costui veramente debbe esser più pos-