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tarda, immantinenti si addormentò. Indi il signor Francesco si rinchiuse in casa, e l’uscio con duo gran cassoni fortificò, aspettando virilmente quello che i giotti far volevano. Appresso questo, il signor trasse fuori un picciolo scoppio che a lato teneva e avea cinque bocche, le quali unitamente e ciascaduna di per sè poteassi scaricare. — I compagni del signor, vedendo mancargli il lor capo, nè sapendo dove fusse gito, cominciarono a sonar e corni, e chiamarlo; ma niuno li rispondeva. Per il che i giovani dubitarono che ’l cavallo, correndo, di qualche trabocchevol balzo caduto non fusse, e consequentemente col patrone morto e dalle fiere divorato. Essendo i giovani tutti affannati, nè sapendo che partito prendere, disse uno dei compagni: Io lo viddi per questo sentiero seguir un cervo, e tener la strada verso il vallone; e perchè lo suo cavallo nel corso era più veloce che ’l mio, non li potei tener dietro, onde in picciol’ora il perdei di vista: ma dove se ne gisse, non seppi. Inteso ch’ebbero i giovani il parlar di costui, si misero in via; e seguirono tutta notte la traccia del cervo, pensando trovarlo o morto vivo. — Mentre che i giovani cavalcavano, Malacarne si accompagnò con e tre scelerati amici, e con esso loro venne a casa; e credendo senza contrasto entrar in casa, trovarono l’uscio chiuso. Malacarne col piede picchiò l’uscio, dicendo: O buon compagno, apri; che fai, che non apri? Il duca taceva, e nulla rispondeva; ma guattaudo per un pertugio, vidde Malacarne con una sicure in spalla, e i tre altri ben assettati nelle lor armi. Il signore, che già aveva caricato il scoppio, non stette a bada; ma postolo ad uno pertugio, diserrò una bocca, e passò a uno di tre compagni il petto, di maniera che, senza dir sua colpa, in terra morto cadde. Malacarne, questo vedendo, con la secure cominciò