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i quali aveva conosciuto l’infermo aver mangiato de’ pomi: promettendo dargli un buon pagamento per la sua mercede. Il medico di umile stato, veggendo l’ignoranza di costui, acciò che se ne vergognasse, l’ammaestrò in questo modo: Quando ti averrà d’andar alla cura d’alcun infermo, al primo ingresso abbi sempre l’occhio sotto ’l suo letto; e quello che vi vedrai da mangiare, sappi certo che l’infermo ne ha mangiato. Questo è un notabile isperimento del gran commentatore; — e ricevuti alcuni danari, da lui si partì. La mattina sequente questo magnato ed eccellente medico, chiamato alla cura d’un certo contadino, ma però ben accomodato e ricco, entrando nella camera, vidde sotto ’l letto la pelle d’un asino; e poi ch’ebbe cerco e investigato il polso dell’infermo, trovatolo da inordinata febbre aggravato, gli disse: Io conosco, fratel mio, che iersera hai fatto un gran disordine, chè hai mangiato l’asino; e per questa causa quasi sei incorso all’ultimo termine della vita tua. Il contadino, udite così pazze ed esorbitanti parole, sorridendo gli rispose: Perdonimi, prego, vostra eccellenzia, signor mio; sono già dieci dì ch’altro asino, che te solo, non ho io visto nè mangiato. E con queste parole licenziò il così prudente e scienziato filosofo, e trovossi un altro medico più perito di lui. E così appare — sì come dissi nel principio del mio ragionamento — che più sono onorate le ricchezze che la scienzia. E se io sono stato più breve di quello che conveniva, mi perdonerete; perciò che io vedeva l’ora esser tarda, e voi col capo affermar ogni cosa esser vera.

Messo ch’ebbe fine Lauretta alla sua brevissima favola, la Signora, che quasi dormiva, comandò che con un elegante ed onesto enimma ponesse termine al favoleggiare della presente notte, perciò che il gallo col