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namenti dell’amata donna, cominciò a mandarle alcuni onorevoli presenti; i quali da Savia furono accettati. E poi con umanissime e ben fondate parole richiese l’amor suo: pregandola che quello non gli negasse, perchè, negandoglielo, ella sarebbe causa della irreparabile sua morte. Rispose la donna: Io, padre mio, adempirei il voler vostro e mio; ma dubito di non essere scoperta dal marito, e perdere in un punto l’onore e la vita. Queste parole a maestro Tiberio spiacquero assai; e furono causa di farlo allora in presenza della donna quasi morire. Pur riavuto alquanto, la pregò che di sua morte non fusse cagione. Savia, fingendo di avergli compassione, deliberò di contentarlo; e mise ordine di trovarsi la sera seguente con lui, perchè il marito era la mattina per partirsi, e andava fuori della città per comprare legnami. Maestro Tiberio, udendo questo, fu il più contento uomo che mai si trovasse; e tolta licenzia, si partì. Venuto maestro Chechino a casa, la moglie chiaramente li raccontò ciò che operato aveva. Ed egli disse: Non basta questo; ma voglio che noi gli facciamo uno scorno, che gli uscisca di mente la casa, nè mai più sia oso di molestarti. Va, ed onorevolmente apparecchia il letto; e movi tutto quello che si trova in camera, fuori le casse che vi sono in torno; dopo metterai e duoi armai, che sopra nulla vi resti; ed io altresì netterò la bottega, ed asconderò il tutto; indi voglio che li faciamo la festa che ti conterò. E puntalmente le narrò quello che aveva ad operare. Savia, inteso il voler del marito, gli promise di contentarlo. Pareano a maestro Tiberio mille anni che venisse la notte per essere agli stretti abbracciamenti della bramata donna; ed andatosene in piazza, comperò molte cose, e mandolle a casa di Savia: facendole sapere che ogni cosa diligentemente cucinasse, che all’ora debita verrebbe