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Raimondo, pensare il può chiunque ha provato amore. Aveva Nerino a Genobbia donato un bello e prezioso diamante, il quale dentro la ligatura nell’oro aveva scolpito il capo e nome suo; e venuto il giorno, ed essendo maestro Raimondo andato alle sue pratiche, Nerino fu dalla donna in casa introdotto: e stando con esso lei in piaceri e grati ragionamenti, ecco il marito che ritorna a casa. Ma Genobbia cattivella, aveggendosi della venuta sua, immantinente aperse un scrigno grande che era nella sua camera, e dentro lo nascose. E maestro Raimondo, entrato in casa, fingendo di cercare certe sue cose, rivolse la camera sottosopra; e nulla trovando, nè in letto, nè nelle casse, come sbalordito, prese il fuoco; ed a tutti i quattro cantoni della camera lo pose con determinato animo di abbrusciare la camera e tutto ciò che in quella si conteneva. Già i parieti e le travamenta cominciavano ardere, quando Genobbia, voltatasi contra il marito, disse: Che vuol dir questo, marito mio? Siete forse voi diventato pazzo? Se pur voi volete abbrusciare la casa, brusciatela a vostro piacere: ma in fede mia non abbrusciarete quel scrigno dove sono le scritture che appartengono alla dote mia; — e fatti chiamare quattro valenti bastagi, gli fece traere di casa lo scrigno e ponerlo in casa della vicina vechiarella; e celatamente lo aprì, che niuno se n’avide, e ritornossene a casa. L’insensato maestro Raimondo stava pur a vedere se usciva fuori alcuno che non gli piacesse: ma nulla vedeva, se non l’insopportabile fumo ed ardente fuoco che la casa abbrusciava. Erano già concorsi e vicini per estinguere il fuoco; e tanto si operorono, che finalmente lo spensero. Il giorno sequente Nerino, andando verso il prato dalla valle, in maestro Raimondo si abbattè; e salutatolo, disse: