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devoli costumi che ad una bella e leggiadretta giovane si convengono. La giovinetta, che per nome Costanza si chiamava, cresceva di dì in dì in bellezze ed in costumi; nè le era dimostrata cosa alcuna dalla savia maestra, che ella ottimamente non apprendesse. Costanza, essendo pervenuta all’età di dodeci anni, aveva già imparato ricamare, cantare, sonare, danzare, e far tutto quello che ad una matrona onestamente si conviene. Ma non contenta di ciò, tutta si diede agli studi delle buone lettere; le quali con tanta dolcezza e diletto abbracciava, che non pur il giorno, ma anche la notte in quelle consumava: affollandosi sempre di trovar cose che fussero molto isquisite. Appresso questo, non come donna, ma come valente e ben disposto uomo, all’arte militare si diede, domando cavalli, armeggiando e giostrando; ed il più delle volte rimaneva vincitrice, e portava il trionfo, non altrimenti di quello che fanno i valorosi cavalieri d’ogni gloria degni. Per le quali cose tutte e ciascheduna da per sè, era Costanza dal re e dalla reina e da tutti tanto amata, che non vi era termine al loro amore. Essendo adunque Costanza in età perfetta, e non avendo il re più stato nè tesoro di poterla in alcun potente re orrevolmente maritare, molto tra sè si ramaricava; e questa cosa con la reina sovente conferiva. Ma la prudentissima reina, che considerava le virtù della figliuola esser tali e tante che ella non aveva donna che a lei si potesse agguagliare, rimaneva contenta molto, e con dolci ed amorevoli parole confortava il re che stesse cheto e punto non dubitasse; perchè alcuno potente signore, acceso del lei amore per le sue degne virtù, non si disdegnerebbe di prenderla per moglie senza dote. Non passò gran tempo, che la figliuola fu ri-