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deputato fusse. Onde pensando e ripensando all’alta e nascosa virtù dell’attillato giovine, e vedendo nulla mancarli, tra se stesso dispose di rimoverlo da sì vil essercizio e farlo a maggior grado salire; e fattolo chiamare a sè, disseli: Porcarollo, per lo innanzi non alla stalla, come prima, ma alla mensa mia attenderai, facendomi la credenza di tutto quello che in mensa appresentato mi fia. Il giovane adunque, constituito pincerna del Soldano, con tanto magistero ed arte l’ufficio suo faceva, che non che al Soldano, ma anche a tutti ammirazione rendeva. Di che tra mamalucchi e schiavi nacque tanta invidia ed odio, che vedere a pena il potevano: e se il timor del Signore stato non fusse, già di vita l’arrebbono privo. Ma acciò che il miserello venisse in disgrazia del Signore, e che ’l fusse o ucciso o scacciato in eterno esilio, un stratagemma astutamente s’imaginorono. Imperciò che essendo la mattina uno de’ schiavi, nominato Chebur, al servigio del Soldano, disse: Non ti ho io, Signor, da dir una buona nuova? — E che? disse il Soldano. — Il Porcarollo, il quale Livoretto per proprio nome si chiama, non si vanta niuno altro che lui esser bastevole di dare la figliuola di Attarante Re di Damasco, nella tua balìa? — E com’è possibile questo? disse il Soldano. A cui Chebur: Possibil’è, Signor. E se a me nol credi, addimanda a’ mamalucchi ed agli altri schiavi, nella cui presenza più d’una volta di ciò s’ha dato il vanto; e s’io ti inganno, agevolmente comprender lo potrai. Il Soldano, avuta prima di questo da tutti piena certezza, chiamò a sè Livoretto, e dimandollo se vero era quello che di lui apertamente si diceva. Il giovane, che di tal cosa nulla sapeva, il tutto animosamente negò. Onde il Soldano, acceso d’ira e di sdegno, disse: