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stata la giovenezza che lo aiutò, certamente egli sarebbe rimaso attratto de nervi. Filenio , ritornato sano e nell’esser che era prima, chiuse dentro del petto le passate ingiurie: e, senza mostrarsi crucciato e di portarle odio, finse che egli era di tutta tre vie più innamorato che prima, e quando l’una e quando l’altra vagheggiava. Ed elle, non avedendosi del mal animo che egli avea contra loro, ne prendevano trastullo, facendoli quel viso allegro e quella benigna e graziosa ciera che ad uno vero innamorato far si suole. Il giovane, che era alquanto sdignosetto, più volte volse giocare di mano e signarle la faccia; ma come savio considerò la grandezza delle donne, e che vergognosa cosa li sarebbe stata a percuotere tre feminelle, e raffrenossi. Pensava adunque e ripensava il giovane qual via in vendicarsi tener dovesse, e, non sovenendogli alcuna, molto fra se stesso si ramaricava. Avenne, dopo molto spazio di tempo, che il giovane s’imaginò di far cosa per la quale al suo desiderio agevolmente sodisfar potesse; e, sì come gli venne nell’animo, così la fortuna fulli favorevole. Aveva Filenio in Bologna a pigione uno bellissimo palagio, il quale era ornato d’un’ampia sala e di polite camere. Egli determinò di far una superba e onorata festa, e invitare molte donne, tra quali vi fussero ancora Emerenziana, Pantemia e Simforosia. Fatto l’invito e accettato, e venuto il giorno dell’onorevol festa, tutta tre le donne, poco savie, senza pensar più oltre, se n’andarono. Essendo l’ora di rinfrescar le donne con recenti vini e preziosi confetti, l’astuto giovane prese le tre innamorate per mano, e con molta piacevolezza le menò in una camera, pregandole che si rinfrescasseno alquanto. Venute adunque le pazze e sciocche tre donne in camera, il giovane