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FAVOLA I.

Maestro Gasparino medico con la sua virtú sanava i pazzi.

Grave è il carico che mi ha dato la Signora in raccontar favole, perciò che è piú tosto ufficio di donna che di uomo: ma poscia che cosí è il desiderio suo e di questa orrevole e degna compagnia, sforcierommi, se non in tutto, almeno in qualche particella sodisfare all’intento vostro.

Trovavasi in Inghilterra un padre di famiglia molto ricco, e aveva uno solo figliuolo, nomato Gasparino. Lo mandò in studio a Padova, acciò che desse opera alle lettere. Ma egli, poco curandosi di lettere non che di sopravanzare gli altri studenti di dottrina, tutto il studio avea posto in giuocar alle carte e altri giuochi, praticando con certi suoi compagni dissoluti e dediti alle lascivie e mondani piaceri. Onde consumò il tempo indarno e i danari, che dovendo studiare in medicina e l’opere di Galeno, egli studiava la bocolica e le cartelle da giocare, e di darsi piacere in tutte quelle cose che gli dilettavano. E passati cinque anni, ritornò alla patria, e mostrò per isperienza aver imparato all’indietro perchè, volendo egli parer romano, era riputato da tutti barbaro e caldeo, ed era conosciuto da tutta la città e mostravasi a dito dagli uomini, di modo che di lui tutti favoleggiavano. Quanto dolore fusse al misero padre, lasciolo considerare a voi, perchè, conciosiacosach’egli piú tosto avesse voluto perdere i danari e il pane che perder l’oglio per far il figliuolo valente, perse l’uno e l’altro. Per il che volendo il padre mitigare il suo grandissimo dolore, chiamò a sè il figliuolo; e aperto il scrigno de’ suoi danari e gioie, li consegnò la metà de’ suoi beni, la qual nel vero non meritava, dicendogli: — Togli, figliuol mio, la tua parte della paterna eredità, e vanne lontano da