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simili soggetti d’uguale importanza che lo occupavano dal principio alla fine dell’anno.

Ora, le squire, per ricrearsi, gli avrebbe volentieri risposto: “Va benissimo.„ Ma papà Jaw, non si ristava contento di combattere; provava l’imperioso bisogno di girsene di casa in casa, raccontando a tutti per filo e per segno i suoi affari, con tutti: “diss’egli, diss’io„ che poteva introdurre nel suo discorso per dargli maggiore importanza. Soprattutto, aveva un talento tanto meraviglioso per trovar argomenti a dispute, o per suggerire a chicchessia causa di querele, che era incerto con tutti del vicinato.

Pure il buon diacono Enos erasi imposta la carica di conciliatore del villaggio: e di certo, grazie a papà Jaw, quel impiego non lasciavalo oziose. Scorgevasi sempre il diacono ire in cerca di Jaw; appianare la difficoltà, spegner discordie, e raccomodare ogni cosa con una costanza che aveva del prodigio.

Papà Jaw stesso provava un profondo rispetto per quel tesoro d’uomo; e, come facevan tutti nel villaggio; andava a chiedergli consiglio.

Del resto, ad imitazione di coloro che vanno mendicando consulti, non accettava, di quanti il diacono gli dava, che quelli ch’ei stimava conformi alle proprie idee od ai propri interessi.

Una sera lo colse il destro d’andare ad incantucciarsi al fuoco presso il diacono Enos, per fargli il racconto delle molte faccende ch’ebbe, o che aveva in allora. Voleva approffittar dell’occasione per narrargli a qual mente dal muricciuolo del mulino aveva gridato alla vecchia Granny Clark che per fermo avrebbe incon-