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svelta, e pronta a venire, in aiuto ad una vicina nel bisogno. Non appena ebbe pronunciate quelle parole prese il modello e le camicie e partì per fare l’assunta commissione.

Per calmare ed allegrare la povera Elena, Ames si studiava d’attennare l’asprezza di quel procedere, ma in ultimo, ne era ella medesima vivamente colpita. Come s’accorse che le lagrime, le spuntavano agli occhi, si allontanò dalla figlia, e s’accostò ad un tavolino su cui di sovente lavorava. Cavò da un cassetto una miniatura, a metà sbiadita, la riguardò con aria trista e disse sommessamente: “Finchè egli visse, ignorai che si fosse la povertà ed il bisogno„. Ohimè! quante povere vedove esprimono ogni giorno simili corucci!

Quasi tutto il corso della settimana la povera Ames fu obbligata a letto. Il medico le ordinò di non lavorare e serbarsi in assoluto riposo, prescrizione facile ad osservarsi dalle persone agiate, ma impossibile alle povere genti ed ai necessitosi pe’ quali ogni cosa è insormontabile ostacolo.

A quanti argomenti la buona e sensibile Elena ebbe ricorso perchè la madre non risentisse gl’inconvenienti inseparabili da quello stato! Quante volte alla madre inquieta della sua salute rispondeva: Io sto bene assai e non ho male gran fatto al capo; ed a tali affermazioni univa parole di conforto. E, nelle ore del giorno o della notte che le lasciava la malattia della madre, attendeva a condur a termine un lavoro in biancheria col provvento del quale sperava farle una sorpresa.

Molti articoli di tal genere erano compiuti, e ad Elena