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LA ZIA MARY.



Incomincio ad inoltrarmi negli anni, e sono tuttora garzone; ed anzi tutto modesto e sobrio. Pure qualunque riserva possono fare molte donne a mio riguardo, io mi limiterò in proposito ad asserire, così per transazione che un uomo, può restare vecchio garzone tanto per aver troppo cuore, come per non averne abbastanza. Sono ora molti anni (la maggior parte de’ miei lettori non erano ancor nati) io era un fanciullo pieno di malizia. Apparteneva a quella schiatta sventurata, che dipende da tutti, e non cessa mai d’essere rimbrottata. Vegliavano su di me padre, madre ed una caterva di fratelli e sorelle di me più grandi. Fra i miei parenti ed il restante dell’umana specie correva grande somiglianza; vale a dire che non erano nè angeli nè demoni; ma eran ciò che i matematici chiamano “termine medio.„

Come sopra ho detto, era per loro una specie di zimbello: a me eran sempre attribuiti tutti i piccoli accidenti che accadevano in casa. Ne fossi sì o no l’autore, la risponsabilità cadeva sempre sulla mia testa.