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scia che vostro marito era un ubbriacone. È il vocabolo. Io non saprò mai scordare d’aria vostra rassegnata, triste e sommessa, di quella terribile mattina. Eppure cieca e generosa, con che slancio non vi tornò la fiducia di me! sublime fiducia! ma allora già la mia guarigione era disperata; già fin d’allora io era segnato in fronte dal marchio indelebile dei reprobi.

“Ahimè moglie mia, incomparabile donna, perchè son io vostro marito? Perchè sono il padre di quegli amabili ragazzi, che dati m’avete? Non eravi forse nella vostra patetica dolcezza, nell’innocenza di que’ cari figliuoletti, or quasi orfani, una possente attrattiva per spingermi sulla strada del ravvedimento? No; non vi fu nulla, assolutamente nulla.

“Augusta voi non sapreste farvi un’idea dell’orribile corrosione, dell’intollerabile agonia di questa fatal passione. Io passeggio la mia stanza, penso a’ miei dolci lari, a’ miei figliuoli, all’amata mia donna, all’anima mia, a me stesso, — e scorgo che fo sagrificio di tutto — lo sento finchè sarò sazio di duolo: — ma giunge l’ora, — l’ora della passione, e tutto si scorda.... Augusta, voi più non mi rivedrete. Tutto ciò che mi fu dato salvare del naufragio, io velo mando avete amici e parenti; avete innanzi tutto, un’energia, una capacità, una risoluzione che non sono il retaggio che di poco numero di donne e voi non avrete più vincoli... I morti non vivono coi viventi. Oh il vostro cuor generoso soffrirà nello spezzare i nodi che ci uniscono; ma, fatevi coraggio, poichè soffrireste molto più nel vedere la morte, a lenti colpi, abbattere vostro marito, fino alla sua completa distruzione.